Amalfi, tutto quello che c’è da vedere
In questa pagina troverete tutte le informazioni e i consigli su cosa vedere ad Amalfi.
Per quanto riguarda le informazioni pratiche come “dove dormire”, “dove mangiare”, “i trasporti”, ecc, vi invito a leggere questa pagina.
Amalfi oggi è poco più di un piccolo paese con appena 5200 abitanti, ma un tempo è stata una delle più potenti repubbliche marinare, con una popolazione di oltre 70.000 persone. Durante quel periodo la città vantava importanti rapporti commerciali con Bisanzio e l’Egitto. Delle quattro Repubbliche marinare, fu probabilmente la prima a riuscire ad ottenere l’indipendenza, a dotarsi di una propria struttura politica e darsi un codice giuridico, conosciuto come “Tavole amalfitane”.
La sua indipendenza dal ducato romanico-bizantino di Napoli risale al 839, anche se già da diverso tempo la città godeva di un buona flotta e di ottimi rapporti economici con tutti i paesi del mediterraneo.
Nel 1137, fu saccheggiata dalla Repubblica marinara di Pisa e nel 1343 gran parte della città antica e dei suoi abitanti scivolò in mare a causa di un disastroso terremoto.
Nonostante questo, Amalfi riuscì a mantenere un discreto numero di edifici storici e la cittadina è ricca di storia e di cultura.
La città risorse poi con l’avvento del Romanticismo italiano, quando venne riscoperta come luogo turistico dai grandi viaggiatori stranieri attirati dalla rigogliosa natura della Costiera e dallo storico passato.
Dal 1700 Amalfi ritornò ad essere un centro di grandissima attrazione per i viaggiatori di tutta Europa e oggi è il “capoluogo” della bellissima Costiera Amalfitana, dichiarata Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
Per quanto riguarda le informazioni pratiche come “dove dormire”, “dove mangiare”, “i trasporti”, ecc, vi invito a leggere questa pagina.
Amalfi oggi è poco più di un piccolo paese con appena 5200 abitanti, ma un tempo è stata una delle più potenti repubbliche marinare, con una popolazione di oltre 70.000 persone. Durante quel periodo la città vantava importanti rapporti commerciali con Bisanzio e l’Egitto. Delle quattro Repubbliche marinare, fu probabilmente la prima a riuscire ad ottenere l’indipendenza, a dotarsi di una propria struttura politica e darsi un codice giuridico, conosciuto come “Tavole amalfitane”.
La sua indipendenza dal ducato romanico-bizantino di Napoli risale al 839, anche se già da diverso tempo la città godeva di un buona flotta e di ottimi rapporti economici con tutti i paesi del mediterraneo.
Nel 1137, fu saccheggiata dalla Repubblica marinara di Pisa e nel 1343 gran parte della città antica e dei suoi abitanti scivolò in mare a causa di un disastroso terremoto.
Nonostante questo, Amalfi riuscì a mantenere un discreto numero di edifici storici e la cittadina è ricca di storia e di cultura.
La città risorse poi con l’avvento del Romanticismo italiano, quando venne riscoperta come luogo turistico dai grandi viaggiatori stranieri attirati dalla rigogliosa natura della Costiera e dallo storico passato.
Dal 1700 Amalfi ritornò ad essere un centro di grandissima attrazione per i viaggiatori di tutta Europa e oggi è il “capoluogo” della bellissima Costiera Amalfitana, dichiarata Patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
LA VISITA
Il centro storico è raccolto e tutte le attrattive possono essere raggiunte comodamente a piedi anche se un piccolo bus percorre la strada principale ogni mezz’oretta.
Le fontane
Ad Amalfi ci sono un paio di fontane che meritano almeno una curiosa sosta.
La prima è la fontana dedicata a Sant'Andrea nel centro di piazza del Duomo e la seconda è chiamata "Cap e ciuccio" e si trova più a monte lungo via Pietro Capuano. Al suo interno, sommerso dall'acqua, c'è un presepe dove i turisti, come in molte fontane nel mondo, gettano le monetine esprimendo un desiderio.
Il centro storico è raccolto e tutte le attrattive possono essere raggiunte comodamente a piedi anche se un piccolo bus percorre la strada principale ogni mezz’oretta.
Le fontane
Ad Amalfi ci sono un paio di fontane che meritano almeno una curiosa sosta.
La prima è la fontana dedicata a Sant'Andrea nel centro di piazza del Duomo e la seconda è chiamata "Cap e ciuccio" e si trova più a monte lungo via Pietro Capuano. Al suo interno, sommerso dall'acqua, c'è un presepe dove i turisti, come in molte fontane nel mondo, gettano le monetine esprimendo un desiderio.
Il Duomo di Amalfi
Il Duomo, chiamato anche chiesa dal volto cancellato o Cattedrale di Sant’Andrea, è una delle poche testimonianze del glorioso passato della città ed è certamente la “cartolina” più famosa.
Fu costruito in origine per custodire le reliquie di sant’Andrea apostolo, portate da Costantinopoli nel 1208, ma in realtà fa parte di un complesso che comprende: il chiostro, la Basilica del Crocefisso del IX secolo, la cripta di Sant’Andrea e, appunto, il duomo.
Il Duomo è caratterizzato da uno stile architettonico composito che risale in parte all’inizio del XIII secolo. Composito (o ibrido) perché all’esterno predomina lo stile arabo-normanno siciliano soprattutto per l’aspetto bicolore, per i mosaici e il campanile del XIII secolo, mentre la sua straordinaria facciata è stata ricostruita due volte, l’ultima alla fine del XIX secolo.
I lavori di ristrutturazione alla quale è stata sottoposta la struttura nel 1861 ne hanno alterato in modo significativo il disegno originale cancellando la secolare stratificazione delle varie scuole scultoree che si erano alternate nell’abbellimento della facciata.
Il colossale portale di bronzo, uno dei primi del genere in Italia, fu commissionato da un nobile locale e realizzato in Siria, per poi essere spedito via mare ad Amalfi.
L’interno è invece prevalentemente in stile barocco, con le statue che ornano l’altare e i mosaici del XII e del XIII secolo.
Il Duomo, chiamato anche chiesa dal volto cancellato o Cattedrale di Sant’Andrea, è una delle poche testimonianze del glorioso passato della città ed è certamente la “cartolina” più famosa.
Fu costruito in origine per custodire le reliquie di sant’Andrea apostolo, portate da Costantinopoli nel 1208, ma in realtà fa parte di un complesso che comprende: il chiostro, la Basilica del Crocefisso del IX secolo, la cripta di Sant’Andrea e, appunto, il duomo.
Il Duomo è caratterizzato da uno stile architettonico composito che risale in parte all’inizio del XIII secolo. Composito (o ibrido) perché all’esterno predomina lo stile arabo-normanno siciliano soprattutto per l’aspetto bicolore, per i mosaici e il campanile del XIII secolo, mentre la sua straordinaria facciata è stata ricostruita due volte, l’ultima alla fine del XIX secolo.
I lavori di ristrutturazione alla quale è stata sottoposta la struttura nel 1861 ne hanno alterato in modo significativo il disegno originale cancellando la secolare stratificazione delle varie scuole scultoree che si erano alternate nell’abbellimento della facciata.
Il colossale portale di bronzo, uno dei primi del genere in Italia, fu commissionato da un nobile locale e realizzato in Siria, per poi essere spedito via mare ad Amalfi.
L’interno è invece prevalentemente in stile barocco, con le statue che ornano l’altare e i mosaici del XII e del XIII secolo.
Chiostro del Paradiso
Sulla sinistra del duomo si apre questo splendido chiostro in stile moresco dove 120 colonne marmoree sostengono una serie di alti ed esili archi arabeggianti intorno a un giardino centrale.
Venne costruito nel 1266 per accogliere le spoglie dei cittadini più illustri di Amalfi, mentre da questo cortile è possibile accedere alla Basilica del Crocefisso, che custodisce alcuni affreschi e oggetti sacri, e alla cripta sottostante del 1206 che conserva le spoglie di sant’Andrea.
Centro storico
È vero, ad Amalfi non rimangono più molte architetture degne di nota, ma non limitatevi al duomo e alla sua piazza, risalite Via Lorenzo d’Amalfi e abbandonatela presto per avventurarvi nelle strette stradine laterali. Scoprirete spaccati di vita vera lontana dal turismo e numerosi scorci unici come la terrazza danti al municipio con una bella vista su tutta la città
Se poi avete voglia di passeggiare potreste raggiungere il belvedere del Cimitero Monumentale o, ancora più su, la Torre dello Ziro.
Continuando fino al fondo di Via Lorenzo d’Amalfi arriverete nel Rione Vagliendola: il più caratteristico della cittadina ed uno dei meglio conservati. Qui si susseguono le vecchie abitazioni aristocratiche, le case turrite e l'ex Convento di San Pietro della Canonica, ora Albergo dei Cappuccini.
Sulla sinistra del duomo si apre questo splendido chiostro in stile moresco dove 120 colonne marmoree sostengono una serie di alti ed esili archi arabeggianti intorno a un giardino centrale.
Venne costruito nel 1266 per accogliere le spoglie dei cittadini più illustri di Amalfi, mentre da questo cortile è possibile accedere alla Basilica del Crocefisso, che custodisce alcuni affreschi e oggetti sacri, e alla cripta sottostante del 1206 che conserva le spoglie di sant’Andrea.
Centro storico
È vero, ad Amalfi non rimangono più molte architetture degne di nota, ma non limitatevi al duomo e alla sua piazza, risalite Via Lorenzo d’Amalfi e abbandonatela presto per avventurarvi nelle strette stradine laterali. Scoprirete spaccati di vita vera lontana dal turismo e numerosi scorci unici come la terrazza danti al municipio con una bella vista su tutta la città
Se poi avete voglia di passeggiare potreste raggiungere il belvedere del Cimitero Monumentale o, ancora più su, la Torre dello Ziro.
Continuando fino al fondo di Via Lorenzo d’Amalfi arriverete nel Rione Vagliendola: il più caratteristico della cittadina ed uno dei meglio conservati. Qui si susseguono le vecchie abitazioni aristocratiche, le case turrite e l'ex Convento di San Pietro della Canonica, ora Albergo dei Cappuccini.
Museo della Carta
sito internet
Proprio nel centro nel Rione Vagliendola, all’interno di un’ampia grotta che nel XIII secolo, troverete la cartiera più antica d’Europa (anche se la questione sul “titolo” è ancora disputa tra Amalfi e Fabriano). È situato nella valle dei Mulini e ospita le presse originali e tutti i macchinari e le attrezzature, opportunamente restaurati e perfettamente funzionanti.
Durante la visita guidata della durata di 30 minuti scoprirete il processo di produzione della carta, inizialmente ricavata dal cotone e poi dalla cellulosa. Tra le prime città in cui è stata scoperta l'esistenza della carta, vi sono proprio i territori delle Repubbliche Marinare che nei secoli XII e XIII possedevano magazzini sia in Siria che in Palestina, dove erano ubicati i maggiori centri per la produzione di carta. Queste Repubbliche intrattenevano infatti intensi rapporti commerciali con l’oriente e non è da escludere che a bordo delle navi si siano imbarcati “Magistri in arte cartarum” i quali potrebbero aver introdotto tale tipo di lavorazione ad Amalfi, Pisa, Venezia e Genova.
La carta prodotta ad Amalfi, chiamata “Charta Bambagina”, è ancora oggi molto usata per pubblicazioni particolari quali edizioni editoriali di pregio, carta da lettera, inviti, biglietti da visita e importanti attestati.
La “Charta Bambagina” è molto preziosa perché la normale cellulosa viene mescolata con stracci di lino, canapa e cotone macerati. Un procedimento lento e meticoloso che richiede tecnica e pazienza, considerato che la poltiglia derivata dal trattamento delle stoffe, viene modellata rigorosamente a mano fino a formare le pagine.
Un editto di Federico II ne proibiva addirittura l’utilizzo per gli atti notarili, sia per il suo alto costo, che per la delicatezza che la rendeva meno duratura della carta tradizionale. Il divieto non fu accolto e la carta continuò ad essere prodotta e utilizzata.
Purtroppo l’alluvione che colpì la città di Amalfi nel 1954 causò la distruzione di quasi tutti i laboratori e solo grazie alla passione e alla tradizione di due famiglie amalfitane, la preziosa carta viene prodotta ancora oggi, con lo stesso procedimento che l’ha resa così famosa in passato.
sito internet
Proprio nel centro nel Rione Vagliendola, all’interno di un’ampia grotta che nel XIII secolo, troverete la cartiera più antica d’Europa (anche se la questione sul “titolo” è ancora disputa tra Amalfi e Fabriano). È situato nella valle dei Mulini e ospita le presse originali e tutti i macchinari e le attrezzature, opportunamente restaurati e perfettamente funzionanti.
Durante la visita guidata della durata di 30 minuti scoprirete il processo di produzione della carta, inizialmente ricavata dal cotone e poi dalla cellulosa. Tra le prime città in cui è stata scoperta l'esistenza della carta, vi sono proprio i territori delle Repubbliche Marinare che nei secoli XII e XIII possedevano magazzini sia in Siria che in Palestina, dove erano ubicati i maggiori centri per la produzione di carta. Queste Repubbliche intrattenevano infatti intensi rapporti commerciali con l’oriente e non è da escludere che a bordo delle navi si siano imbarcati “Magistri in arte cartarum” i quali potrebbero aver introdotto tale tipo di lavorazione ad Amalfi, Pisa, Venezia e Genova.
La carta prodotta ad Amalfi, chiamata “Charta Bambagina”, è ancora oggi molto usata per pubblicazioni particolari quali edizioni editoriali di pregio, carta da lettera, inviti, biglietti da visita e importanti attestati.
La “Charta Bambagina” è molto preziosa perché la normale cellulosa viene mescolata con stracci di lino, canapa e cotone macerati. Un procedimento lento e meticoloso che richiede tecnica e pazienza, considerato che la poltiglia derivata dal trattamento delle stoffe, viene modellata rigorosamente a mano fino a formare le pagine.
Un editto di Federico II ne proibiva addirittura l’utilizzo per gli atti notarili, sia per il suo alto costo, che per la delicatezza che la rendeva meno duratura della carta tradizionale. Il divieto non fu accolto e la carta continuò ad essere prodotta e utilizzata.
Purtroppo l’alluvione che colpì la città di Amalfi nel 1954 causò la distruzione di quasi tutti i laboratori e solo grazie alla passione e alla tradizione di due famiglie amalfitane, la preziosa carta viene prodotta ancora oggi, con lo stesso procedimento che l’ha resa così famosa in passato.
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