Bari: la storia
La città era centro portuale già nel III secolo a.C., ma conobbe una certa espansione una volta passata sotto l’egida di Roma. A seguito della caduta dell’impero (476 d.C.) la città fu inizialmente conquistata dagli ostrogoti, che nei due secoli successivi se ne contesero il dominio con i bizantini.
Venne conquistata poi dai saraceni nel 847 che fecero importanti interventi urbanistici. Riconquistata da Bisanzio, la città conobbe un certo splendore a partire dalla fine del X secolo, quando amministrava tutti i territori bizantini dell’Italia meridionale. Il suo quartier generale si trovava sul sito dove oggi sorge la Basilica di San Nicola.
I saraceni cercarono più volte di riconquistarla, ma vennero sempre respinti anche con l’aiuto della Repubblica di Venezia.
L’arrivo delle reliquie di san Nicola e la consacrazione della cripta in onore del santo, iniziarono ben presto ad attirare pellegrini da ogni dove. Il papa Urbano decise di tenere nella città pugliese un importante concilio, chiamato a risolvere il conflitto con la chiesa ortodossa.
In quegli anni i baresi avevano raggiunto un certo grado di benessere e cominciarono a non sopportare di essere assoggettati a un sovrano esterno.
Il sovrano normanno Guglielmo I detto il Malo, fu spietato nel reprimere le rivolte e rase al suolo Bari risparmiando solo la Basilica di San Nicola.
Gli svevi succedettero poi ai normanni e la città conobbe il suo ultimo periodo di splendore. Federico II, sovrano illuminato, la elevò a capitale imperiale, ma la morte dell’imperatore, nel 1250, e la conseguente caduta degli svevi inaugurarono un lungo declino per la città e per la Puglia nel suo complesso,
Governi inefficienti, continue carestie e disordini civili fecero ridurre la popolazione fino a 3000 abitanti.
Il periodo negativo, terminato solo nel XVIII secolo con l’arrivo dei Borbone, fu interrotto solo nella prima metà del XV secolo, quando Isabella d’Aragona e la figlia Bona Sforza vi trasferirono la corte.
Quando i Borbone salirono al potere realizzarono l’ambizioso progetto di ammodernamento iniziato dal cognato di Napoleone, Gioacchino Murat. Con la costruzione appunto del quartiere Murattiano, la città si riprese il ruolo di principale porto della regione.
L’espansione proseguì dopo l’Unità d’Italia e il ventennio fascista, con la realizzazione di alcune opere pubbliche fondamentali, quali l’acquedotto pugliese che portò l’acqua in città nel 1915, l’istituzione della Fiera del Levante (1930) e la realizzazione del monumentale lungomare.
Durante la seconda guerra mondiale il porto fu teatro del più pesante bombardamento ai danni degli Alleati dopo Pearl Harbor. Quando la nave John Harvey fu colpita, si riversò nell’aria il suo nocivo carico di iprite, che causò centinaia di vittime innocenti.
Il dopoguerra fu un periodo difficile segnato da una certa industrializzazione dell’area.
Oggi Bari sta lentamente emergendo come meta turistica grazie ad una sempre più spiccata vocazione verso questa direzione.
Anche il quartiere di Bari Vecchia, un tempo difficile e sede di molte attività criminali, è diventato oggi il più interessante per i turisti.
Venne conquistata poi dai saraceni nel 847 che fecero importanti interventi urbanistici. Riconquistata da Bisanzio, la città conobbe un certo splendore a partire dalla fine del X secolo, quando amministrava tutti i territori bizantini dell’Italia meridionale. Il suo quartier generale si trovava sul sito dove oggi sorge la Basilica di San Nicola.
I saraceni cercarono più volte di riconquistarla, ma vennero sempre respinti anche con l’aiuto della Repubblica di Venezia.
L’arrivo delle reliquie di san Nicola e la consacrazione della cripta in onore del santo, iniziarono ben presto ad attirare pellegrini da ogni dove. Il papa Urbano decise di tenere nella città pugliese un importante concilio, chiamato a risolvere il conflitto con la chiesa ortodossa.
In quegli anni i baresi avevano raggiunto un certo grado di benessere e cominciarono a non sopportare di essere assoggettati a un sovrano esterno.
Il sovrano normanno Guglielmo I detto il Malo, fu spietato nel reprimere le rivolte e rase al suolo Bari risparmiando solo la Basilica di San Nicola.
Gli svevi succedettero poi ai normanni e la città conobbe il suo ultimo periodo di splendore. Federico II, sovrano illuminato, la elevò a capitale imperiale, ma la morte dell’imperatore, nel 1250, e la conseguente caduta degli svevi inaugurarono un lungo declino per la città e per la Puglia nel suo complesso,
Governi inefficienti, continue carestie e disordini civili fecero ridurre la popolazione fino a 3000 abitanti.
Il periodo negativo, terminato solo nel XVIII secolo con l’arrivo dei Borbone, fu interrotto solo nella prima metà del XV secolo, quando Isabella d’Aragona e la figlia Bona Sforza vi trasferirono la corte.
Quando i Borbone salirono al potere realizzarono l’ambizioso progetto di ammodernamento iniziato dal cognato di Napoleone, Gioacchino Murat. Con la costruzione appunto del quartiere Murattiano, la città si riprese il ruolo di principale porto della regione.
L’espansione proseguì dopo l’Unità d’Italia e il ventennio fascista, con la realizzazione di alcune opere pubbliche fondamentali, quali l’acquedotto pugliese che portò l’acqua in città nel 1915, l’istituzione della Fiera del Levante (1930) e la realizzazione del monumentale lungomare.
Durante la seconda guerra mondiale il porto fu teatro del più pesante bombardamento ai danni degli Alleati dopo Pearl Harbor. Quando la nave John Harvey fu colpita, si riversò nell’aria il suo nocivo carico di iprite, che causò centinaia di vittime innocenti.
Il dopoguerra fu un periodo difficile segnato da una certa industrializzazione dell’area.
Oggi Bari sta lentamente emergendo come meta turistica grazie ad una sempre più spiccata vocazione verso questa direzione.
Anche il quartiere di Bari Vecchia, un tempo difficile e sede di molte attività criminali, è diventato oggi il più interessante per i turisti.
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