La storia di Cartagena
Cartagena venne fondata nel 1533 da Pedro de Heredia, che battezzò il nuovo insediamento col nome di una città spagnola della Murcia. Nel luogo dove venne costruita Cartagena viveva una popolazione chiamata Calamarì, di cui i resoconti spagnoli narrano che fosse feroce e amante della guerra, al punto che anche le donne combattevano al pari degli uomini.
Si sviluppò rapidamente in una città ricca e prospera ma nel 1552 fu devastata da un incendio che distrusse gran parte dei suoi edifici in legno. Da allora le autorità consentirono di costruire usando solo pietra, mattoni e tegole.
In breve tempo la città rifiorì fino ad affermarsi come il più grande porto spagnolo sulla costa caraibica e la principale via d’accesso al Sud America. Divenne il luogo in cui venivano depositati i tesori saccheggiati alle popolazioni locali nell’attesa che i galeoni potessero salpare nuovamente verso la Spagna, e quindi un obiettivo allettante per i bucanieri che imperversavano nel Mar dei Caraibi.
A causa della sua ricchezza, solo nel XVI secolo, Cartagena subì ben cinque assedi da parte dei pirati, il più tristemente famoso dei quali sotto il comando di Sir Francis Drake. Dopo aver saccheggiato il porto nel 1586, Drake acconsentì a non radere al suolo la città in cambio di un esorbitante riscatto di 10 milioni di pesos.
Per porre un freno a tutti questi attacchi, nel corso del XVII secolo la corona spagnola assunse famosi ingegneri militari europei, i quali dotarono Cartagena di quelle strutture difensive che ne sono ancor oggi l'elemento più caratterizzante.
Nel marzo del 1741 una flotta inglese composta da 186 navi e 23.600 uomini, agli ordini Edward Vernon, ritentò l’assedio. La città disponeva di sole 6 navi e 3.000 uomini, ma l'assedio venne infine respinto dal generale grazie soprattutto alla cinta muraria. A condurre la vittoriosa resistenza fu Blas de Lezo: ricordatevi questo nome, perché sentirete certamente la sua storia e vedrete numerosi murales in città. L’ufficiale spagnolo aveva già perso un braccio, una gamba e un occhio in precedenti battaglie e perse l’altra gamba durante questo assedio e morì poco dopo, ma ancora oggi è ricordato come il salvatore di Cartagena. La sua statua si erge davanti al Castillo de San Felipe de Barajas.
Nel periodo coloniale Cartagena rimase il più importante avamposto dell’impero spagnolo d’oltremare, esercitando una notevole influenza sulla storia della Colombia. Cartagena fu anche un attivissimo porto dedito al commercio degli schiavi, l'unica città insieme a Veracruz (in Messico) autorizzata al commercio con i neri. I primi schiavi giunsero fin dalla fondazione della città, lavorando nella costruzione di strade, profanazione di tombe della popolazione Sinu e nella costruzione di edifici e fortezze.
Il 5 febbraio 1610 venne istituito il Tribunale dell'Inquisizione a Cartagena, per ordine diretto del re Filippo II. Il palazzo, ultimato nel 1770, mostra ancor oggi il suo stile prettamente coloniale.
Nel 1650 venne costruito il Canal del Dique per collegare la Baia di Cartagena con il Río Magdalena. Questo fece della città la principale via d’accesso per le navi dirette verso i porti situati a monte del fiume e il punto di passaggio per gran parte delle merci destinate all’entroterra.
All’inizio del 1810 Cartagena fu una delle prime città a proclamare l’indipendenza dalla Spagna, inducendo Bogotá e altri centri a seguire il suo esempio. La dichiarazione venne siglata l’11 novembre 1811, quando gli inquisitori vennero costretti a lasciare la città.
Nel 1815 gli spagnoli re-inviarono un esercito guidato da Pablo Morillo per riconquistare la città, che cadde dopo quattro mesi di assedio. Più di 6000 abitanti morirono di fame e di malattie.
Nel 1821 le truppe di Simón Bolívar, dopo aver sconfitto gli spagnoli a Bogotá negli anni precedenti, arrivarono a liberare anche Cartagena.
Fu Bolívar a conferire alla città il meritato titolo di ‘La Heroica’. Cartagena si risollevò e tornò a essere un importante centro di commerci e traffici marittimi. La ricchezza della città favorì l’immigrazione straniera, in particolare di ebrei, italiani, francesi, turchi, libanesi e siriani, i cui discendenti sono oggi proprietari di imprese commerciali, come alberghi e ristoranti.
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Si sviluppò rapidamente in una città ricca e prospera ma nel 1552 fu devastata da un incendio che distrusse gran parte dei suoi edifici in legno. Da allora le autorità consentirono di costruire usando solo pietra, mattoni e tegole.
In breve tempo la città rifiorì fino ad affermarsi come il più grande porto spagnolo sulla costa caraibica e la principale via d’accesso al Sud America. Divenne il luogo in cui venivano depositati i tesori saccheggiati alle popolazioni locali nell’attesa che i galeoni potessero salpare nuovamente verso la Spagna, e quindi un obiettivo allettante per i bucanieri che imperversavano nel Mar dei Caraibi.
A causa della sua ricchezza, solo nel XVI secolo, Cartagena subì ben cinque assedi da parte dei pirati, il più tristemente famoso dei quali sotto il comando di Sir Francis Drake. Dopo aver saccheggiato il porto nel 1586, Drake acconsentì a non radere al suolo la città in cambio di un esorbitante riscatto di 10 milioni di pesos.
Per porre un freno a tutti questi attacchi, nel corso del XVII secolo la corona spagnola assunse famosi ingegneri militari europei, i quali dotarono Cartagena di quelle strutture difensive che ne sono ancor oggi l'elemento più caratterizzante.
Nel marzo del 1741 una flotta inglese composta da 186 navi e 23.600 uomini, agli ordini Edward Vernon, ritentò l’assedio. La città disponeva di sole 6 navi e 3.000 uomini, ma l'assedio venne infine respinto dal generale grazie soprattutto alla cinta muraria. A condurre la vittoriosa resistenza fu Blas de Lezo: ricordatevi questo nome, perché sentirete certamente la sua storia e vedrete numerosi murales in città. L’ufficiale spagnolo aveva già perso un braccio, una gamba e un occhio in precedenti battaglie e perse l’altra gamba durante questo assedio e morì poco dopo, ma ancora oggi è ricordato come il salvatore di Cartagena. La sua statua si erge davanti al Castillo de San Felipe de Barajas.
Nel periodo coloniale Cartagena rimase il più importante avamposto dell’impero spagnolo d’oltremare, esercitando una notevole influenza sulla storia della Colombia. Cartagena fu anche un attivissimo porto dedito al commercio degli schiavi, l'unica città insieme a Veracruz (in Messico) autorizzata al commercio con i neri. I primi schiavi giunsero fin dalla fondazione della città, lavorando nella costruzione di strade, profanazione di tombe della popolazione Sinu e nella costruzione di edifici e fortezze.
Il 5 febbraio 1610 venne istituito il Tribunale dell'Inquisizione a Cartagena, per ordine diretto del re Filippo II. Il palazzo, ultimato nel 1770, mostra ancor oggi il suo stile prettamente coloniale.
Nel 1650 venne costruito il Canal del Dique per collegare la Baia di Cartagena con il Río Magdalena. Questo fece della città la principale via d’accesso per le navi dirette verso i porti situati a monte del fiume e il punto di passaggio per gran parte delle merci destinate all’entroterra.
All’inizio del 1810 Cartagena fu una delle prime città a proclamare l’indipendenza dalla Spagna, inducendo Bogotá e altri centri a seguire il suo esempio. La dichiarazione venne siglata l’11 novembre 1811, quando gli inquisitori vennero costretti a lasciare la città.
Nel 1815 gli spagnoli re-inviarono un esercito guidato da Pablo Morillo per riconquistare la città, che cadde dopo quattro mesi di assedio. Più di 6000 abitanti morirono di fame e di malattie.
Nel 1821 le truppe di Simón Bolívar, dopo aver sconfitto gli spagnoli a Bogotá negli anni precedenti, arrivarono a liberare anche Cartagena.
Fu Bolívar a conferire alla città il meritato titolo di ‘La Heroica’. Cartagena si risollevò e tornò a essere un importante centro di commerci e traffici marittimi. La ricchezza della città favorì l’immigrazione straniera, in particolare di ebrei, italiani, francesi, turchi, libanesi e siriani, i cui discendenti sono oggi proprietari di imprese commerciali, come alberghi e ristoranti.
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