1 - 17 aprile 2018
Volo:
L'Asia è il continente più facile ed economico da raggiungere. Su questo "terreno" si danno battaglia le grandi compagnie mediorientali come Emirates ed Ethiad, le nuove emergenti cinesi e le storiche asiatiche come Thai, Cathai e Singapore.
Valutate bene la differenza di costo, la comodità degli orari e la lunghezza del volo prima di fare la vostra scelta. Il volo più economico non è sempre il migliore...
Se vi serve aiuto contattatemi.
Trasporti:
In questa avventura, ho viaggiato da solo. Ho voluto muovermi come si muove la gente del posto. Ho utilizzato tutti i trasporti locali: treni veloci e notturni, autobus, minibus e addirittura il bike sharing nelle città. La rete di trasporti è eccellente. I trasporti su strada ogni tanto incontrano molto traffico soprattutto in città e nelle ore di punta.
Preparate bene i vostri itinerari. Le persone parlano veramente poco l'inglese, chiedere informazioni strada facendo diventa difficile. Studiate qualche espediente che vi aiuti in caso di necessità, come il nome della vostra destinazione e alcune frasi "precompilate" in cinese.
Accomodations:
Il mio viaggio è stato in stile "zaino-in-spalla". In Cina l'offerta è davvero ampia, dall'hotel di lusso alla sistemazione più umile. Io ho utulizzato sempre gli ostelli, ce ne sono davvero per tutti i gusti.
Attenzione perché molte sistemazioni non accettano turisti occidentali, leggete le note al momento della prenotazione e se avete dei dubbi contattate direttamente la reception.
Se vi serve qualche dritta: contattatemi.
Il tasto qui sotto, vi aiuterà a trovare l'hotel o la guest house adatta alle vostre esigenze. Buona ricerca!!!

Pasti:
La cucina cinese rappresenta la somma di cucine regionali anche molto diverse e si è evoluta anche in altre parti del mondo con caratteristiche diverse.
Credo che ognuno di noi sia stato almeno una volta in ristorante cinese in Italia o in altri paesi del mondo. Attenzione però la cucina cinese in Cina è molto diversa da quella che troviamo all'estero. Pensate un po' a quando noi mangiamo ad un ristorante italiano fuori dal nostro paese. È facile trovare i tipici ravioli al vapore, ma gli involtini primavera non sono poi così comuni.
Raramente troverete dei menu in lingua straniera. È una loro abitudine invece, inserire le foto. Anche in questo caso aiutatevi preparando delle parole o dei piatti scritti in cinese.
La cucina cinese è legata alla filosofia e alla medicina. Essa distingue legumi cucinati e per estensione tutto ciò che accompagna i cereali, il fan. Gli alimenti yin, femminili, umidi e teneri dunque rinfrescanti, sono i legumi ed i frutti. Gli alimenti yang, maschili, fritti, speziati o a base di carne hanno un effetto riscaldante. Un pasto deve dunque non soltanto armonizzare i gusti, ma ugualmente trovare un equilibrio tra il freddo e il caldo. Per complimentarsi con un piatto, si dice che "aiuta a far passare il riso". Un aspetto che caratterizza la cucina tradizionale cinese è l'assenza di latticini a causa dell'intolleranza al lattosio diffusa in numerosi paesi asiatici.
I cinesi condividono i piatti, i quali sono spesso messi in comune. Vedrete spesso grandi tavoli rotondi con al centro un disco girevole proprio per facilitare la condivisione.
I cinesi mangiano con l'aiuto di bacchette, o di cucchiai di legno, più raramente di porcellana. Tutti gli alimenti sono tagliati in cucina, ad eccezione dei frutti di mare che talvolta sono serviti non sgusciati.
La bevanda più diffusa, il tè, è consumato per le sue virtù digestive e decongestionanti. La birra e l'alcol di riso sono piuttosto bevande per le feste, riservate ai grandi eventi. Nondimeno, durante un pasto ordinario a casa propria, in generale non è prevista alcuna bevanda e ci si disseta con una zuppa o una pappa.
Il tofu, un formaggio di soia originario del Paese, costituisce la base di svariati piatti molto ricorrenti sulle tavole a causa del suo costo modico.
Il principale elemento di accompagnamento è:
nella Cina del Sud: il riso cotto al vapore senza condimento; deve essere leggermente colloso.
nella Cina del Nord: le paste, le crespelle o i pani al vapore a base di farina di grano.
Il diario del viaggio: Perchè la Cina? Scelgo la Cina così un po’ per caso. Non era in cima alla mia lista, ma un vero viaggiatore non può non essere mai stato nel paese che maggiormente ha influenzato Marco Polo. Mi avevano parlato della primavera come una ottima stagione per visitare questo immenso paese, mi ritrovo con un periodo di vacanze abbastanza lungo e allora decido di cogliere l’occasione. Prima di iniziare a raccontare il mio viaggio voglio fare una doverosa premessa. Ho viaggiato abbastanza in Asia. Sono stato in Thailandia, Vietnam, India, Giappone e Birmania. Devo essere sincero, dalla Cina non mi aspettavo molto, ero convinto avrei trovato un paese con cieli grigi e inquinati, città non troppo pulite, servizi scadenti e una popolazione, non so come dirlo, forse le parole che si avvicinano maggiormente alla mia aspettativa potrebbero essere: triste e oppressa. Beh, sono stato nel Regno di Mezzo per 17 giorni e lo so, non è abbastanza per capire un paese così enorme, complesso e dalle mille sfumature, soprattutto se vissuto da turista, ma la mia idea è completamente cambiata. Ho vissuto un Paese all’avanguardia, con servizi che funzionano e città pulite. Devo ammettere che sono stato fortunato col tempo meteorologico, ad esempio a Pechino ho trovato 3 giorni di sole e cielo azzurro, ma l’inquinamento dell’aria nelle grandi città si percepisce. Non stento a credere che in altri periodi dell’anno o in giorni meno fortunati l’aria sia davvero pesante. Cina, in cinese, significa 中国 Zhōngguó, il Regno di Mezzo. Il termine appare già sette secoli prima di cristo a indicare l’insieme di un certo numero di stati situati nell’area del Fiume Giallo 黄河 Huánghé, in contrapposizione alle terre che non erano civilizzate dai cinesi in mano a stranieri barbari. |
Shanghai
Il mio viaggio inizia da Shanghai, la più cosmopolita delle città cinesi.
Tutti mi dicono: “Shangai quasi non merita nemmeno “lo stop”. Ci arrivi col volo, mezza giornata e te ne vai, non ha nulla da offrire, la vera Cina è un’altra”. Credo invece che la vera Cina, quella di oggi, sia soprattutto questa. È vero la campagna e i paesini più remoti sono bellissimi, ma come viaggiatori credo sia giusto non pensare solo a vedere il passato lontano e i territori dimenticati di un paese. Ciò che sta succedendo in quel momento è quello che abbiamo la fortuna di vivere sulla nostra pelle durante il viaggio.
Il mio viaggio inizia da Shanghai, la più cosmopolita delle città cinesi.
Tutti mi dicono: “Shangai quasi non merita nemmeno “lo stop”. Ci arrivi col volo, mezza giornata e te ne vai, non ha nulla da offrire, la vera Cina è un’altra”. Credo invece che la vera Cina, quella di oggi, sia soprattutto questa. È vero la campagna e i paesini più remoti sono bellissimi, ma come viaggiatori credo sia giusto non pensare solo a vedere il passato lontano e i territori dimenticati di un paese. Ciò che sta succedendo in quel momento è quello che abbiamo la fortuna di vivere sulla nostra pelle durante il viaggio.
Shanghai rappresenta questo: un paese proiettato verso il futuro, un paese che ha distrutto molto del suo passato per far spazio al moderno, ma forse se n’è accorto e si è fermato in tempo, riuscendo a salvaguardare ancora qualche bel luogo incantato, cosa che altri paesi con una minore espansione non sono riusciti a fare.
Il nome Shanghai significa “in riva al mare”, la megalopoli infatti sorge alla foce dello Yangzi. La sua posizione, ideale come porto commerciale, attirò l’attenzione di inglesi, francesi e americani già a metà dell’ottocento. Fondata sul commercio dell’oppio, della seta e del tè, la città attirò inoltre l’attenzione delle grandi imprese finanziarie internazionali, che vi edificarono grandiosi palazzi di rappresentanza. Questi edifici coloniali sfavillano ancora oggi lungo il Bund, sulla riva occidentale del fiume. Sull’altro lato del fiume, a Pudong, sorgono invece i moderni grattacieli, testimoni di un boom economico ininterrotto da oltre 30 anni. Qui il moderno convive col passato un po’ ovunque. Passeggiare lungo Nanjing Road significa immergersi tra luci scintillanti, apple stores e centri commerciali, ma voltato l’angolo, nella città vecchia, si trova la pace del giardino del mandarino, del tempio taoista o del monastero buddista di Chénxiāng Gé. |
Xidi e Hongcun
Una notte in treno e rocambolesche corse in autobus sulle colline mi teletrasportano dalla enorme e futurista Shanghai alla campagna cinese che tanto fremevo di assaporare. Fuori dalle grandi città la Cina è verde, le casette sono basse e le tegole e i mattoni, a differenza dei nostri, sono grigi. Ritrovo un ambiente curato e bello anche lungo la strada, non solo nei luoghi turistici. Arrivo ai villaggi e sembra di essere tornati indietro nel tempo, i prosciutti appesi ad essiccare al sole, le donne che lavano la verdura lungo i canaletti, antiche cerimonie religiose e giovani studenti che disegnano e dipingono. È vero, sono villaggi patrimonio dell'Unesco, non sono di certo io ad averli scoperti e i turisti sono numerosi, anche se non fastidiosi quanto mi aspettassi. Altra cosa strana, i turisti occidentali sono davvero pochi, se non praticamente assenti. Gli abitati, con i loro mille anni di storia, sono straordinari esempi di antica pianificazione fēngshuǐ. Un connubio perfetto tra simbolismo e funzionalità, basati su un’elaborata rete di corsi d’acqua e laghetti che creano scorci magnifici utilizzati anche in molti film come la tigre e il dragone. Qua e là sorgono palazzi importanti che riflettono l’agiatezza e il prestigio dei ricchi mercanti che si stabilirono in questi villaggi. Quando poi cala la sera tutto diventa più fiabesco, magicamente illuminato da centinaia di lanterne rosse. |
Hángzhōu
Questa città è conosciuta in tutta la Cina per il suo lago amato dagli imperatori e fonte d’ispirazione per i poeti. Il lago regala scorci che ricordano i classici acquerelli cinesi: le sponde del lago fiancheggiate dai salici, le antiche pagode e qualche tempio qua e là. Appartiene insomma, all’immaginario che tutti abbiamo della Cina. Oggi il tempo è brutto, ogni tanto cade anche qualche goccia di pioggia e sono un po’ triste. Mi sarebbe proprio piaciuto vedere questo luogo con una bella giornata. Appena inizio la navigazione su una delle barche che fa da spola verso le isolette però, cambio subito umore. Tutto è avvolto dalla foschia, ogni tanto sbuca una barchetta o una pagoda all’orizzonte. Le passerelle, le panchine nella posizione ideale, i parchi e il giardino lungo le sponde del lago offrono centinaia di punti di osservazione privilegiati dai quali ammirare questo panorama perfetto. L’atmosfera è in qualche modo magica e l’ambiente ha un fascino senza tempo. |
Sūzhōu Finita la visita di Hángzhōu, rieccomi in viaggio, questa volta in autobus. Dopo un breve tragitto arrivo a Sūzhōu. Da sempre sinonimo di cultura ed eleganza, nel corso dei secoli ha attirato generazioni di artisti, studiosi, scrittori ed esponenti dell’alta società cinese. Nel XIV secolo la città si impose come principale centro cinese per la produzione della seta, attirando aristocratici, gaudenti, rinomati studiosi, attori e pittori, che vi costruirono ville e giardini. La principale attrattiva della città, sono proprio questi giardini. Una sinfonia di rocce, acqua, alberi e padiglioni che rispecchia l’amore per l’equilibrio e l’armonia tipico della cultura cinese. Sūzhōu però, non è solo giardini. Come in molte altre città cinesi la distruzione di numerose testimonianze storiche per far posto ad anonimi edifici moderni è stata massiccia, ma qui esistono ancora strade acciottolate con scorci sui canali, pagode, viali alberati e ponti a schiena d’asino che l’hanno resa famosa come ‘Città giardino’ o ‘Venezia dell’Oriente’. A causa della sua notorietà, la città è presa d’assalto da numerosi turisti soprattutto cinesi. Continua infatti il mio stupore nel non vedere nessun turista occidentale e sempre più spesso vengo fermato, soprattutto dai giovani per scattare selfie con loro… Il centro non è molto grande e mi prendo tutto il giorno per passeggiare in lungo e in largo senza meta, alla scoperta di tanti angolini piacevolmente nascosti. Allontanandomi dai luoghi più affollati la città mi dona momenti davvero magici con sensazioni che mi rimandano a quello che doveva essere il suo passato. |
Grotte di Lóngmén
La tappa di oggi è una delle più stupefacenti del mio viaggio. Lo so, il mio amore per l’archeologia influenza non poco il mio giudizio, ma non sono molti i luoghi al mondo dove si può ammirare arte rupestre buddista di queste dimensioni, anche se le Grotte di Lóngmén non sono perfettamente conservate. Purtroppo numerose statue di questo sito, Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, sono prive di testa. All’inizio del XX secolo, infatti, molte furono decapitate o rubate da collezionisti senza scrupoli; altre finirono all’estero in istituzioni come il Metropolitan Museum of Art di New York, l’Atkinson Museum di Kansas City e il Tokyo National Museum. Numerose statue sono state gravemente deturpate e danneggiate durante il periodo della Rivoluzione Culturale e i primi tempi di fervore antibuddhista. La titanica impresa della realizzazione delle grotte, una sorta di sutra inciso nella roccia, fu iniziata nel 494 d.C., dopo che la capitale fu trasferita qui da Dàtóng. Nel corso dei due secoli successivi più di centomila immagini e statue del Buddha e dei suoi discepoli spuntarono su più di 1 km di pareti calcaree lungo il fiume Yī. Camminando lungo la sponda occidentale del fiume si iniziano ad incontrare le grotte più antiche procedendo via via verso le più moderne in un crescendo di emozione e stupore. Lo scetticismo di trovare qualcosa simile a quello appena visto, viene spazzato via dalla meraviglia ogni volta che si entra in una nuova grotta. All’interno di alcune restano tracce di pigmenti colorati, in altre le pareti rocciose sono costellate di piccole nicchie con schiere infinite di minuscoli Buddha. La più grandiosa e spettacolare di tutte le grotte di Lóngmén, la vasta Grotta della Statua del Losana Buddha, fu scolpita tra il 672 e il 675 d.C. e contiene le sculture più notevoli. A dominare la scena il Buddha seduto al centro alto 17 metri. Dopo questa visita proseguo soddisfatto il mio viaggio che continuerà a regalarmi emozioni stupende già da questa sera. |
Il monte Sōng Shān e Tempio Shàolín Passerò la nottata all’interno del complesso sacro del monte Sōng Shān. Nel taoismo, il Sōng Shān è considerato la vetta centrale delle cinque montagne sacre; tra i cinque elementi simboleggia la terra. Su questa montagna si possono fare spettacolari trekking attraverso scoscese formazioni rocciose, lungo sentieri che costeggiano il precipizio e che offrono panorami spettacolari. Nonostante questo legame con il taoismo, il monte ospita anche uno dei più famosi e leggendari templi buddhisti: lo straordinario Tempio Shàolín. Il tempio è famoso soprattutto per l’affascinante tradizione del gōngfū (kung fu), l’arte marziale che si ispira ai movimenti di uccelli, insetti, altri animali e a volte figure mitologiche. L’ultimo padiglione, oltre a contenere immensi affreschi colorati, presenta sul pavimento i famosi avvallamenti che si dice siano frutto degli esercizi praticati da generazioni di monaci. Questa tradizione centenaria lo rende meta di pellegrinaggi incessanti di appassionati provenienti da tutto il mondo. Per fortuna una “piccola escamotage” mi permette di entrare nel tempio molto prima della sua apertura, quando anche l’esterno è ancora chiuso ai visitatori. Camminare all’interno del tempio deserto incontrando solo monaci che pregano e che si allenano alle arti marziali è una sensazione che rende la visita completamente differente da quella di tutti gli altri templi visitati. |
Huá Shān Il Sōng Shān non è l’unica montagna sacra su cui mi sono avventurato in questo viaggio. Oggi salirò sulla famosa Huá Shān, un’altra delle cinque montagne sacre del taoismo. È un baluardo di cinque vette di granito che un tempo ospitava saggi, eremiti e mistici taoisti. Oggi chi cerca un luogo mistico e tranquillo potrebbe rimanere deluso, ma i sentieri che si snodano verso le cime offrono viste che spaziano da paesaggi fiabeschi a dirupi ripidi e paurosi, a crinali affilati come lame di coltello. Salgo con la funivia che si rivelerà la più bella, spettacolare e mozzafiato che abbia mai preso. Inizio ad arrampicarmi lungo i vari sentieri tra le vetta scattando decine di fotografie su scorci fantastici, ma il mio vero obbiettivo di oggi è quello di arrivare a percorre il Plank Walk. Lo avrete sicuramente visto in qualche video sul web o in qualche foto “pazza”. Una scala di metallo a pioli scende fino a un sentiero fatto di passerelle di legno sospese su una voragine di 2000 m. Nei momenti di affollamento l’incrocio tra “chi va e chi torna” rende, se possibile, l’esperienza ancora più da brivido!!! Dopo l’adrenalina del percorso mi fermo a dormire sulla cima per ammirare il tramonto e cenare con un gruppo di ragazzi cinesi. Il giorno successivo, dopo aver ammirato l’alba, percorro la Cresta del Drago Blu: un altro il sentiero mozzafiato scavato lungo uno stretto crinale roccioso con spettacolari pareti a picco su entrambi i lati. Questa montagna regala brividi e paesaggi stupendi fino l’ultimo metro!! |
Xī’ān
Ecco di nuovo i turisti occidentali!! Questa è la più “classica” delle tappe del mio viaggio, ma sicuramente imperdibile. A Xī’ān infatti, si trova il famoso esercito di terracotta, la seconda attrazione turistica cinese dopo la Grande Muraglia. Una delle scoperte archeologiche più famose del mondo. Per più di 2000 anni questo esercito sotterraneo di migliaia di soldati a grandezza naturale ha montato la guardia all’anima del primo unificatore della Cina. Forse Qin Shi Huangdi era terrorizzato dalla prospettiva di incontrare gli spiriti dei suoi nemici nell’aldilà, oppure, come ritiene la maggior parte degli archeologi, si aspettava di continuare a governare dopo la morte. Comunque sia, oggi i guerrieri che custodivano la sua tomba offrono una delle più splendide testimonianze dell’antica civiltà cinese giunte fino a noi. La scoperta dell’Esercito di Terracotta avvenne in modo del tutto casuale. Nel 1974 alcuni contadini impegnati a scavare un pozzo scoprirono una sorta di cripta sotterranea che in seguito si rivelò contenere migliaia di soldati e cavalli di terracotta in formazione di battaglia. È inutile descrivere l’emozione che si prova trovandosi di fronte a questa moltitudine di figure ognuna con i propri lineamenti diversi dalle altre. Se si pensa poi che nemmeno un terzo dei guerrieri sono stati liberati dal loro fardello di terra, lo stupore cresce ancora. È davvero interessante osservare il lavoro degli archeologi che spesso devono rimettere assieme decine di pezzi per ricomporre le statue. Anche questa, come altre meraviglie patrimonio dall’Unesco, è protetta da una struttura artificiale moderna alquanto invasiva. Se devo essere sincero però, non disturba troppo la visione, forse proprio perché si tratta di figure rinvenute sottoterra e lo sguardo non si alza mai verso la copertura protettiva. |
Xī’ān non è solo l’esercito di terracotta. Questo era tempo punto di arrivo della Via della Seta ed è stato e crogiolo di culture e religioni, nonché residenza di imperatori, cortigiani, poeti, monaci, mercanti e guerrieri. I dintorni sono disseminati di decine di altre grandi tombe di imperatori e addirittura l’unica imperatrice donna dell’impero cinese.
La cinta muraria di epoca Ming è una delle poche rimaste intatte di tutta la Cina. Le torri della campana e del tamburo, che un tempo servivano per annunciare alba e tramonto, sorgono maestose nel centro città, ma l’aspetto più curioso è senza dubbio la presenza di una cospicua comunità di cinesi di religione musulmana. Le strette viuzze si snodano in un suq ricco di prodotti di ogni tipo. La gastronomia di queste strade è famosa in tutta la Cina. La moschea è una magnifica fusione di architettura cinese e islamica nonché uno dei più affascinanti siti sacri del paese. Gli edifici attuali sono in gran parte di epoca Ming e Qing, nonostante la moschea sia stata fondata addirittura nell’VIII secolo. È ovviamente di sera che questo quartiere da il massimo di se. Si ha la sensazione di trovarsi nella medina di Marrakech o di Isfahan, con la differenza che i lineamenti delle persone sono quelli asiatici e non i tipici mediorientali. Per viaggiatori che, come me, sono stati in paesi musulmani svariate volte, camminare in queste strade non può che richiamare ricordi lontani che profumano di rosa e di zafferano, speziati di coriandolo e zafferano, che sanno di tajine e tea alla menta. |
Píngyáo
Un altro treno mi trasporta indietro nel tempo di mille anni. Si perché arrivare a Píngyáo significa proprio questo: un viaggio in un'epoca dimenticata. Questo villaggio è l’antico centro fortificato meglio conservato della Cina. Chiunque abbia girato un po’ il paese saprà apprezzare il fascino d’altri tempi di questa città, un fascino che purtroppo è andato perduto in molti altri luoghi del Regno di Mezzo. Al contrario di altre città, Píngyáo è riuscita a mantenere in gran parte intatto il suo tesoro, infatti all’interno delle mura si sono conservate quasi 4000 residenze delle dinastie Ming e Qing. Già tempi della dinastia Ming era una fiorente città mercantile, ma la sua vera ascesa iniziò quando i mercanti istituirono le prime banche del paese e cominciarono a emettere assegni per facilitare il trasferimento dell’argento da un luogo all’altro. Le banche sono diventate oggi musei, che mostrano bene lo stile di vita dell'epoca. Con un biglietto cumulativo si può visitare tutta la miriade di siti presenti in città, ma il mio consiglio è di appuntarvi i principali e poi vagare senza meta tra le mura. Scoprirete gemme nascoste tra banchetti di cibo, troverete sempre qualcosa di nuovo, che sia un antico tempio, un vicolo o una vecchia casa a corte. Attendete la sera e godetevi il crepuscolo con la sua magica luce. Le lanterne rosse si accendono e illuminano i turisti che passeggiano e quelli presenti nei tanti ristoranti. Scegliete un tavolo, cenate e rincasate col sorriso, Píngyáo è una città che va a letto presto |
Il tempio sospeso La Cina è un susseguirsi di emozioni crescenti senza fine... Pensi: "Oggi vado a vedere un tempio, ne ho già visti altri in questo viaggio, che avrà questo di speciale?" Percorri una gola e su una delle pareti rocciose sbuca una strana costruzione di legno sostenuta da lunghe palafitte. È un monastero buddhista costruito seguendo il contorno della parete montuosa, è il tempio sospeso. I vari edifici sono in parte scavati nella roccia e le facciate lignee sono collegati tra loro da passerelle traballanti e stretti corridoi mozzafiato. |
Grotte di Yúngāng
Lasci questo luogo incantato e credi di aver visto quello che di spettacolare ti poteva preservare la giornata. Hai già visto le grotte di Lóngmén, queste saranno simili. Attraversi un tempio costruito su un lago e poco dopo ti trovi di fronte ad altri spettacolari templi di legno addossati alla montagna. Questi non sono sospesi a mezz'aria, partono da terra, ma si arrampicano appoggiandosi sulla roccia proteggendo parte delle spettacolari Grotte di Yúngāng. A differenza di quelle di Lóngmén, le grotte sono scavate più in profondità e risultano ben protette dalle condizioni meteorologiche esterne, infatti molte delle statue conservano ancora i loro splendidi colori. Si contano 51.000 antiche statue che furono scolpite dai Tuoba, un popolo di lingua turca, ispirandosi a motivi indiani, persiani e perfino greci, stili architettonici con cui erano entrati in contatto lungo la Via della Seta. I lavori iniziarono nel 460 d.C. e proseguirono per 60 anni fino al completamento di tutte le 252 grotte, che oggi contengono la più antica collezione di sculture buddhiste della Cina. Al centro di una grotta si può trovare una pagoda o una colonna a pianta quadrata che tocca il soffitto, un'altra contiene un enorme Buddha eretto, lungo le pareti sono scavate piccole nicchie con migliaia di piccoli Buddha, mentre il gigantesco Buddha seduto al centro dell'ultima grotta è una delle immagini simbolo di Yúngāng. Entrare ed uscire da questi luighi ricorda quasi un set dei film di Indiana Jones. Anche se i templi all'ingresso sono più recenti, conferiscono all'insieme un fascino particolare che mi fa venire in mente il Tibet. Non ci sono mai stato, ma ora, con queste immagini scolpite nel cuore, non so quanto potrò ancora resistere... |
Pechino
Eccomi all'ultima tappa del mio viaggio: la Capitale, Pechino.
Nonostante sembri regnare sulla Cina da tempo immemorabile, la "Capitale del Nord", questo è il significato di Běijīng, si impose come forza politica e culturale in grado di guidare il paese solo al termine delle scorribande mongole, dopo il XIII secolo. Ha una storia molto travagliata, i primi insediamenti nell’area risalgono a mille anni prima di Cristo. Nei secoli, Běijīng fu occupata da diverse forze straniere divenendo spesso capitale di diversi regni e popolazioni. Gengis Khan la rase al suolo, ma pochi anni dopo diventò la capitale dell’impero più esteso che il mondo avesse mai conosciuto, a capo del quale c’era proprio il nipote di Gengis Khan. Fu sotto la dinastia Ming che Běijīng acquisì i tratti urbanistici fondamentali che mantiene tuttora. L’imperatore Yongle (regno 1403-24) è considerato il principale artefice della città moderna: sotto il suo regno che vennero infatti, realizzate la Città Proibita e il Tempio nel Parco del Tempio del Cielo.
Pechino però non è solo storia antica. Nel gennaio 1949, quando l’Esercito Popolare di Liberazione entrò vittorioso in città. Il 1° ottobre dello stesso anno Mao Zedong proclamò la nascita della Repubblica Popolare dalla Porta della Pace Celeste davanti a una folla di 500.000 persone. Negli anni successivi la città subì una metamorfosi ad impostazione sovietica. Gli ultimi 25 anni hanno visto la trasformazione di Běijīng in una metropoli moderna con grattacieli, centri commerciali e una rete della metropolitana in continua espansione. Lo skyline della città però, anche se movimentato dalle sagome dei grandi condomini e degli alti palazzi di uffici pecca non poco rispetto all'iconico Pudong di Shangai.
Purtroppo, man mano che si evolve, Běijīng va anche lentamente perdendo i suoi legami con il passato. Dal 1990 sono stati demoliti oltre il 40 per cento degli storici hútòng: gli antichi quartieri famosi per le loro viuzze e i cortili. Lo so, ho scritto molto della storia di questa città. Ma camminare nella capitale non significa solo vedere un monumento, un parco o un tempio. Circondata da decine di luoghi iconici, la mente del visitatore viene proiettata avanti e indietro di secoli nel giro di pochi centinaia di metri, attraversando tutti i substrati della cultura cinese fino al suo cuore più antico, un po' come Jules Verne in viaggio al centro della terra. |
La Grande Muraglia
Una delle sette meraviglie del mondo moderno, me ne mancano solamente altre due e una la vedrò il prossimo mese!!! È una di quelle cose che vedi sempre in tv o in foto e ti dici: "chissà se la vedrò così oppure sono solo immagini che riescono a catturare le troupe di professionisti dopo giorni di lavoro?". Mi sveglio molto prima dell'alba, lo so sono un po' pazzo, ma per vedere certi luoghi nelle condizioni migliori non mi faccio scrupoli. Organizzo buona parte del mio viaggio pensando proprio a questo... Arrivo al cancello di ingresso e scopro che non c'è nessuno. È ancora buio, appena aprono salgo la scalinata e mi ritrovo da solo in cima alla Grande Muraglia Cinese. Piano piano il cielo si schiarisce, la luce è fantastica. Sia che guardi a sinistra, sia che guardi a destra vedo solo Lei. La vedo serpeggiare sulle colline a perdita d'occhio. La storia della muraglia è una storia complessa che segue la storia della Cina. La sua costruzione è iniziata nel 770 a.C., è stata distrutta, demolita, ricostruita, ampliata, modificata fin dopo il 1600. Ancora oggi esistono tratti di muraglia completamente differenti tra loro. Ci sono tronconi selvaggi, non restaurati che corrono lungo i deserti o su colline impervie e ci sono tratti facilmente raggiungibili in treno dove sono presenti addirittura ristoranti e venditori ambulanti. In base alle proprie esigenze si può scegliere la zona più congeniale da visitare. |
L'emozione che si prova camminandoci sopra non si può esprimere. Sedersi sul parapetto, ammirare il sole che sorge e illumina da prima le torri più in alto scendendo piano piano fino la base del muro. Scatto foto, giro video, mi arrampico su ripide scalinate e mi fermo a contemplarne l'immensità. Non ho più parole...
Domani lascerò la Cina con queste immagini scolpite nella mente. Un viaggio che mi ha stupito sin dal primo momento. Questo Paese è bellissimo, venite a visitarlo appena potete e lasciate tutti i pregiudizi a casa. Le città sono curate, le infrastrutture funzionali, la natura è imponente e persistono ancora antichi usi e costumi. La gente è molto diversa dall'Europa, sembrano spesso rudi, non parlano inglese e sono molto diffidenti. Un vero viaggiatore non credo debba giudicare tutto questo, soprattutto dopo sole due settimane di viaggio. Può cercare di capire perché ci siano così tante diversità e provare ad immaginare cosa le abbia generate vivendo al meglio la sua esperienza e tornando arricchito proprio da ciò che è diverso.
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Domani lascerò la Cina con queste immagini scolpite nella mente. Un viaggio che mi ha stupito sin dal primo momento. Questo Paese è bellissimo, venite a visitarlo appena potete e lasciate tutti i pregiudizi a casa. Le città sono curate, le infrastrutture funzionali, la natura è imponente e persistono ancora antichi usi e costumi. La gente è molto diversa dall'Europa, sembrano spesso rudi, non parlano inglese e sono molto diffidenti. Un vero viaggiatore non credo debba giudicare tutto questo, soprattutto dopo sole due settimane di viaggio. Può cercare di capire perché ci siano così tante diversità e provare ad immaginare cosa le abbia generate vivendo al meglio la sua esperienza e tornando arricchito proprio da ciò che è diverso.
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