Come visitare le rovine di Efeso
Prima di entrare dall’ingresso nord (o ovest a seconda delle mappe), sulla sinistra incontrerete le rovine del Ginnasio di Vedio (II secolo d.C.). Il grande complesso era composto da piste di atletica, terme, latrine, palestre coperte, una piscina e una sala delle cerimonie.
Un po' più avanti, lo Stadio risale allo stesso periodo, ma molte delle pietre furono utilizzate dai bizantini per la costruzione del castello di Ayasuluk.
Efeso un tempo sorgeva sul mare. Appena entrati al sito infatti vedrete a destra la strada del porto nota anche come Via Arcadia.
Quello che oggi è un sentiero fiancheggiato da alberi sempreverdi era la strada più elegante di tutta Efeso, interamente pavimentata in marmo e illuminata da 50 lampade disposte lungo i colonnati. Nel suo sottosuolo correvano le tubazioni dell'acqua potabile e delle fognature. I viaggiatori che giungevano in città, dopo essersi lavati alle Terme del Porto, si ritrovavano su questo grandioso viale marmoreo, simbolo della sontuosa capitale. Oggi un'altissima colonna segna il punto in cui arrivava il mare al fondo del porticato.
All’estremità orientale della Strada del Porto si trova il Grande Teatro, ricostruito dai romani tra il 41 e il 117 d.C., la cui capienza era di ben 25.000 spettatori.
Il bello però deve ancora venire. Dal teatro percorrendo la Via Sacra (o via Marmorea) costeggiate la Agorà inferiore sulla destra fino ad arrivare all’incredibile Biblioteca di Celso, eretta dal figlio dopo la morte del padre avvenuta nel 114.
Gaio Giulio Celso Polemaeno era il governatore romano dell'Asia Minore all'inizio del II secolo d.C. Secondo un'iscrizione in latino e in greco situata su un lato della scala frontale.
Nelle nicchie ricavate tutt'intorno alle pareti interne erano custoditi 12.000 rotoli di pergamena, il che fa di questa biblioteca la terza al mondo in ordine di grandezza, subito dopo quelle di Alessandria e di Pergamo.
La biblioteca, originariamente progettata come un complesso di edifici, è in realtà più piccola di quanto sembri. La maestosità dell'edificio è frutto di un espediente architettonico: la base della facciata, di forma convessa, dà slancio agli elementi centrali facendoli sembrare più alti, mentre le colonne e i capitelli ai lati sono più corti di quelli al centro della facciata stessa.
Nelle nicchie sulla facciata sono oggi visibili le riproduzioni delle statue delle quattro virtù greche: areté (virtù), ennoia (intelletto), episteme (conoscenza) e sophia (saggezza).
Tra il primo muro esterno e quello interno era presente un'intercapedine di un metro in modo da preservare i preziosi documenti dagli sbalzi di temperatura e di umidità. Purtroppo l’ingegno romano non riuscì a proteggere le pergamene dall’incendio che distrusse la biblioteca nel 262.
Uscendo dalla biblioteca percorrete la Via dei Cureti: una strada di marmo perfettamente conservata che conduce alla parte alta della città. Tra i blocchi di marmo oggi c'è una certa disomogeneità, molti di essi non sono più nel loro luogo d'origine a causa di vari interventi avvenuti nell'antichità o in tempi più recenti.
Intitolata ai Cureti, semidei che aiutarono Latona a partorire i figli Apollo e Artemide, era la strada principale di Efeso, costeggiata da imponenti edifici e da botteghe.
Lungo la strada notate i numerosi piccoli dettagli, come le incisioni circolari e i solchi regolari scolpiti nella pavimentazione in marmo, pensati per evitare che i pedoni scivolassero sul liscio manto stradale.
Nei punti in cui crescevano gli alberi a lato della strada osservate dei piedritti in pietra decorati da 12 incisioni circolari. Si tratta di tabelloni per giochi di fortuna: il loro nome latino era ludus duodecim scriptorum, ovvero "gioco delle 12 linee".
Sui muri fate caso ai fori ovali utilizzati per appendere le lampade a olio.
Poco dopo aver imboccato Via dei Cureti a sinistra troverete il grandioso Tempio di Adriano, in stile corinzio, dedicato al successore di Traiano. Secondo per fama soltanto alla Biblioteca di Celso, il tempio originariamente aveva pavimenti e porte in legno. L'arco principale, sostenuto da una chiave di volta centrale, è una meraviglia architettonica perfettamente bilanciata che si sostiene senza bisogno di cemento o malta.
Tutta la superficie era ricoperta di splendidi fregi: nel primo arco è raffigurata Tyche (la dea della fortuna), mentre nel secondo si vede una testa di Medusa, la cui chioma di serpenti aveva il compito di tenere lontani gli spiriti maligni.
Superato il primo arco, guardate in alto verso l'angolo sinistro del tempio: una scultura raffigura un uomo a cavallo che insegue un cinghiale, una rappresentazione della mitica fondazione della città. Alle vostre spalle vedrete alcune immagini di svastiche capovolte, simbolo del fiume Meandro.
Un po' più avanti, lo Stadio risale allo stesso periodo, ma molte delle pietre furono utilizzate dai bizantini per la costruzione del castello di Ayasuluk.
Efeso un tempo sorgeva sul mare. Appena entrati al sito infatti vedrete a destra la strada del porto nota anche come Via Arcadia.
Quello che oggi è un sentiero fiancheggiato da alberi sempreverdi era la strada più elegante di tutta Efeso, interamente pavimentata in marmo e illuminata da 50 lampade disposte lungo i colonnati. Nel suo sottosuolo correvano le tubazioni dell'acqua potabile e delle fognature. I viaggiatori che giungevano in città, dopo essersi lavati alle Terme del Porto, si ritrovavano su questo grandioso viale marmoreo, simbolo della sontuosa capitale. Oggi un'altissima colonna segna il punto in cui arrivava il mare al fondo del porticato.
All’estremità orientale della Strada del Porto si trova il Grande Teatro, ricostruito dai romani tra il 41 e il 117 d.C., la cui capienza era di ben 25.000 spettatori.
Il bello però deve ancora venire. Dal teatro percorrendo la Via Sacra (o via Marmorea) costeggiate la Agorà inferiore sulla destra fino ad arrivare all’incredibile Biblioteca di Celso, eretta dal figlio dopo la morte del padre avvenuta nel 114.
Gaio Giulio Celso Polemaeno era il governatore romano dell'Asia Minore all'inizio del II secolo d.C. Secondo un'iscrizione in latino e in greco situata su un lato della scala frontale.
Nelle nicchie ricavate tutt'intorno alle pareti interne erano custoditi 12.000 rotoli di pergamena, il che fa di questa biblioteca la terza al mondo in ordine di grandezza, subito dopo quelle di Alessandria e di Pergamo.
La biblioteca, originariamente progettata come un complesso di edifici, è in realtà più piccola di quanto sembri. La maestosità dell'edificio è frutto di un espediente architettonico: la base della facciata, di forma convessa, dà slancio agli elementi centrali facendoli sembrare più alti, mentre le colonne e i capitelli ai lati sono più corti di quelli al centro della facciata stessa.
Nelle nicchie sulla facciata sono oggi visibili le riproduzioni delle statue delle quattro virtù greche: areté (virtù), ennoia (intelletto), episteme (conoscenza) e sophia (saggezza).
Tra il primo muro esterno e quello interno era presente un'intercapedine di un metro in modo da preservare i preziosi documenti dagli sbalzi di temperatura e di umidità. Purtroppo l’ingegno romano non riuscì a proteggere le pergamene dall’incendio che distrusse la biblioteca nel 262.
Uscendo dalla biblioteca percorrete la Via dei Cureti: una strada di marmo perfettamente conservata che conduce alla parte alta della città. Tra i blocchi di marmo oggi c'è una certa disomogeneità, molti di essi non sono più nel loro luogo d'origine a causa di vari interventi avvenuti nell'antichità o in tempi più recenti.
Intitolata ai Cureti, semidei che aiutarono Latona a partorire i figli Apollo e Artemide, era la strada principale di Efeso, costeggiata da imponenti edifici e da botteghe.
Lungo la strada notate i numerosi piccoli dettagli, come le incisioni circolari e i solchi regolari scolpiti nella pavimentazione in marmo, pensati per evitare che i pedoni scivolassero sul liscio manto stradale.
Nei punti in cui crescevano gli alberi a lato della strada osservate dei piedritti in pietra decorati da 12 incisioni circolari. Si tratta di tabelloni per giochi di fortuna: il loro nome latino era ludus duodecim scriptorum, ovvero "gioco delle 12 linee".
Sui muri fate caso ai fori ovali utilizzati per appendere le lampade a olio.
Poco dopo aver imboccato Via dei Cureti a sinistra troverete il grandioso Tempio di Adriano, in stile corinzio, dedicato al successore di Traiano. Secondo per fama soltanto alla Biblioteca di Celso, il tempio originariamente aveva pavimenti e porte in legno. L'arco principale, sostenuto da una chiave di volta centrale, è una meraviglia architettonica perfettamente bilanciata che si sostiene senza bisogno di cemento o malta.
Tutta la superficie era ricoperta di splendidi fregi: nel primo arco è raffigurata Tyche (la dea della fortuna), mentre nel secondo si vede una testa di Medusa, la cui chioma di serpenti aveva il compito di tenere lontani gli spiriti maligni.
Superato il primo arco, guardate in alto verso l'angolo sinistro del tempio: una scultura raffigura un uomo a cavallo che insegue un cinghiale, una rappresentazione della mitica fondazione della città. Alle vostre spalle vedrete alcune immagini di svastiche capovolte, simbolo del fiume Meandro.
Di fronte al tempio di Adriano si trovano le magnifiche case a terrazza, per la cui visita si deve acquistare un biglietto supplementare.
Le attuali abitazioni furono costruite dai romani sul cimitero e su altre strutture greche. Il complesso coperto conserva sette dimore private molto ben conservate aperte al pubblico.
Nella sesta casa troverete l'antico enorme salone in marmo e gli splendidi bagni con acqua calda e fredda (rispettivamente, calidarium e frigidarium) risalenti al III secolo d.C. Anche se non siete appassionati di storia, i pittoreschi mosaici, gli affreschi e i marmi di queste case vi daranno un'idea di come fosse la vita aristocratica a Efeso.
A metà strada della Via dei Cureti, sulla sinistra, incontrerete quel che resta della Fontana di Traiano. L'alta statua rappresentava il grande imperatore in piedi su una sfera. L'iscrizione sulla fontana recita: "L'ho conquistato tutto, ora il mondo è ai miei piedi". L'acqua fluiva sotto la statua, e sgorgava fuori tenendo la strada pulita.
Poco oltre troverete le latrine degli uomini, una struttura squadrata con "sedili" allineati lungo il muro. Se girate attorno all'ingresso della struttura, noterete una piccola apertura: da qui l'inserviente, raccoglieva i soldi dai visitatori.
Ancora più avanti, sorgono le rovine del postribolo: l’antico bordello.
Via dei Cureti termina in quella che era l’Agorà superiore. Questa era il cuore legislativo e politico della città. Originariamente l'agorà era rivestita di marmi lucenti e circondata da grandi colonne. Al centro si trovava il piccolo Tempio di Iside, un tributo al legame commerciale e culturale tra Efeso e Alessandria d'Egitto. Le antiche colonne dell'agorà furono poi riutilizzate per la costruzione di una basilica cristiana in stile tipicamente bizantino, con una struttura a tre navate e il tetto in legno. Da qui in poi si incontrano numerosi porticati, un tempo utilizzati come magazzini per le scorte di cibo.
Appena arrivati all’agorà vi imbatterete nella Fontana di Pollio e nel Monumento a Memmio che danno un'idea della ricchezza di fontane di cui la città doveva disporre. Il rilassante suono dell'acqua che scorre doveva all'epoca diffondersi in tutta la città (un'altra indicazione della prosperità di Efeso).
Sul lato nord della piazza sorge il Pritaneo: la tesoreria della città. Qui potete notare le differenze tra le colonne ioniche greche dalla ricca decorazione e con fusto a scanalature, e quelle romane lisce e disadorne; anche se ne avrete già viste di entrambi i tipi un po'ovunque nel sito.
Nel Pritaneo troverete le rovine del Tempio di Estia Boulaia (Vesta), dove la fiamma eterna della "vita della città" era custodita e tenuta sempre accesa dalle vergini vestali di fronte alla statua di Artemide. La dea della fertilità era raffigurata con grandi seni, accoglienti braccia aperte e le mani, probabilmente scolpite in oro, andate perdute ormai da tempo.
Vicino al Pritaneo troverete l'Odeon: un teatro da 5000 posti che un tempo era una struttura sfarzosa con sedili in marmo e decorazioni scolpite, veniva utilizzato principalmente per le riunioni del consiglio cittadino.
Come in tutte le città dell'antichità, anche a Efeso l'edificio che dava il benvenuto ai visitatori era quello delle terme: il primo che troverete sulla destra entrando dall’ingresso sud (o est dipende dalle mappe).
Come abbiamo visto per il porto, le terme erano collocate nei pressi di tutti i principali accessi alle città, in modo che i viaggiatori in arrivo potessero lavarsi dopo il lungo viaggio.
Le attuali abitazioni furono costruite dai romani sul cimitero e su altre strutture greche. Il complesso coperto conserva sette dimore private molto ben conservate aperte al pubblico.
Nella sesta casa troverete l'antico enorme salone in marmo e gli splendidi bagni con acqua calda e fredda (rispettivamente, calidarium e frigidarium) risalenti al III secolo d.C. Anche se non siete appassionati di storia, i pittoreschi mosaici, gli affreschi e i marmi di queste case vi daranno un'idea di come fosse la vita aristocratica a Efeso.
A metà strada della Via dei Cureti, sulla sinistra, incontrerete quel che resta della Fontana di Traiano. L'alta statua rappresentava il grande imperatore in piedi su una sfera. L'iscrizione sulla fontana recita: "L'ho conquistato tutto, ora il mondo è ai miei piedi". L'acqua fluiva sotto la statua, e sgorgava fuori tenendo la strada pulita.
Poco oltre troverete le latrine degli uomini, una struttura squadrata con "sedili" allineati lungo il muro. Se girate attorno all'ingresso della struttura, noterete una piccola apertura: da qui l'inserviente, raccoglieva i soldi dai visitatori.
Ancora più avanti, sorgono le rovine del postribolo: l’antico bordello.
Via dei Cureti termina in quella che era l’Agorà superiore. Questa era il cuore legislativo e politico della città. Originariamente l'agorà era rivestita di marmi lucenti e circondata da grandi colonne. Al centro si trovava il piccolo Tempio di Iside, un tributo al legame commerciale e culturale tra Efeso e Alessandria d'Egitto. Le antiche colonne dell'agorà furono poi riutilizzate per la costruzione di una basilica cristiana in stile tipicamente bizantino, con una struttura a tre navate e il tetto in legno. Da qui in poi si incontrano numerosi porticati, un tempo utilizzati come magazzini per le scorte di cibo.
Appena arrivati all’agorà vi imbatterete nella Fontana di Pollio e nel Monumento a Memmio che danno un'idea della ricchezza di fontane di cui la città doveva disporre. Il rilassante suono dell'acqua che scorre doveva all'epoca diffondersi in tutta la città (un'altra indicazione della prosperità di Efeso).
Sul lato nord della piazza sorge il Pritaneo: la tesoreria della città. Qui potete notare le differenze tra le colonne ioniche greche dalla ricca decorazione e con fusto a scanalature, e quelle romane lisce e disadorne; anche se ne avrete già viste di entrambi i tipi un po'ovunque nel sito.
Nel Pritaneo troverete le rovine del Tempio di Estia Boulaia (Vesta), dove la fiamma eterna della "vita della città" era custodita e tenuta sempre accesa dalle vergini vestali di fronte alla statua di Artemide. La dea della fertilità era raffigurata con grandi seni, accoglienti braccia aperte e le mani, probabilmente scolpite in oro, andate perdute ormai da tempo.
Vicino al Pritaneo troverete l'Odeon: un teatro da 5000 posti che un tempo era una struttura sfarzosa con sedili in marmo e decorazioni scolpite, veniva utilizzato principalmente per le riunioni del consiglio cittadino.
Come in tutte le città dell'antichità, anche a Efeso l'edificio che dava il benvenuto ai visitatori era quello delle terme: il primo che troverete sulla destra entrando dall’ingresso sud (o est dipende dalle mappe).
Come abbiamo visto per il porto, le terme erano collocate nei pressi di tutti i principali accessi alle città, in modo che i viaggiatori in arrivo potessero lavarsi dopo il lungo viaggio.
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