16 - 19 agosto 2014
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Volo:
L'aeroporto di Venezia è uno dei maggiori aeroporti italiani, in termini di traffico. Trovare il volo migliore sarà semplice.
Trasporti:
Qualunque sia il mezzo con cui arriviate in città, lui ne rimmarrà fuori, lo rivedrete alla partenza. Dimenticatevi le auto per tutto il vostro soggiorno!!!
La stazione ferroviaria è proprio all'inizio della città, da lì troverete tutte le linee dei vaporetti per raggiungere il vostro hotel. Idem per l'auto: il parcheggio principale si trova proprio vicino alla stazione.
Dall'aeroporto invece, sono presenti un paio di linee dirette di vaporetti con il centro città.
Valutate bene quanto durerà il vostro soggiorno e considerate di acquistare uno degli abbonamenti di più giorni che vi consentono un utlilizzo illimitato dei vaporetti. La corsa singola è molto cara e ve ne servono sicuramente 3 per visitare Murano e Burano più un altro paio per andare e tornare dall'hotel il giorno del vostro arrivo e della partenza.
Accomodations:
Con questo motore di ricerca si trovano spesso ottime occasioni di alberghi in città. Consiglio di prendere un hotel in centro in modo da non dover poi usare troppi vaporetti per gli spostamenti.
Pasti:
Come descriverò nel diario del viaggio i ristoranti a Venezia sono globalmente famosi per essere molto cari, ma se cercate i luoghi dove si recano i veneziani avrete bellissime sorprese.
Con questo motore di ricerca si trovano spesso ottime occasioni di alberghi in città. Consiglio di prendere un hotel in centro in modo da non dover poi usare troppi vaporetti per gli spostamenti.
Pasti:
Come descriverò nel diario del viaggio i ristoranti a Venezia sono globalmente famosi per essere molto cari, ma se cercate i luoghi dove si recano i veneziani avrete bellissime sorprese.

Il viaggio
Sabato, 16 agosto
Se ripenso a questo viaggetto, mi vengono in mente solo 2 parole: "che città"!!!
So che è strano, soprattutto per uno che si definisce viaggiatore, ma non ero mai stato a Venezia. Sono molte le città che mi sono piaciute in passato, ma quelle in grado di emozionarmi in questo modo credo di poterle contare sulle dita di una mano.
Andiamo però per ordine: è il week end di ferragosto e visto che mi capita raramente di non lavorare nel fine settimana decidiamo di approfittarne e organizzare qualcosa anche se sarà affollatissimo. Fino all'ultimo momento non abbiamo idea di cosa faremo.
Le opzioni vanno da qualche giorno al mare in tenda, visti i prezzi degli alberghi ad agosto, alla visita di una capitale europea. Il tempo è incerto in Italia e non si presenta alcun volo economico. Alla fine troviamo un offerta per un hotel a Venezia e sembra che da quelle parti il tempo sarà clemente: ecco che abbiamo deciso la nostra destinazione.
Come spesso accade: le cose "nate così per caso" risultano sempre le più emozionanti e meglio riuscite. Eccoci dunque in partenza di buon mattino. È il 16 agosto, per strada non c'è praticamente nessuno ed in un battibaleno siamo a Venezia.
Siamo partiti senza aver organizzato nulla, quindi ho raccolto un po' di informazioni all'ufficio del turismo. La ragazza che dava informazioni è stata gentilissima e dopo poco ha capito che non cercavo le solite attrazioni turistiche, ma volevo respirare questa città un pochino più nel profondo cercando di capire qualcosa in più. Mi ha spiegato quindi, che a Venezia esistono "tante Venezie". C'è infatti quella degli Armeni, quella dei Greci, degli Ebrei, dei Mori... Questo aspetto mi ha subito incuriosito. A pensarci bene Venezia è stata forse la più potente, e sicuramente la più longeva, delle Repubbliche marinare. Ha dominato sui mari durante tutto il medioevo. I dogi sono stati in auge per oltre mille anni e il loro palazzo ducale è stato risparmiato anche sotto il dominio turco. Se pensiamo a personaggi come Marco Polo o alle rotte commerciali del passato risulta chiaro e semplice capire che questa città è sempre stata un importante crocevia tra oriente e occidente. Si è quindi venuto a creare un mix culturale sbalordente per un isoletta così piccola. Venezia non è quindi solo un campanile, una piazza e un paio di ponti, ma c'è molto da scoprire. Devo davvero fare i complimenti a questa impiegata dell'ufficio del turismo: mi ha capito in pieno ed è riuscita ad attirare la mia attenzione.

Purtroppo quando arriviamo in città piove, quindi scegliamo una "visita chiuso". Optiamo per il monastero Armeno sull'isola di San Lazzaro.
Quest'isolotto, non troppo vicino alla città, era nella posizione ideale per lo stazionamento in quarantena e fu perciò usato dal XII secolo come lebbrosario (lazzaretto), ricevendo il relativo nome da San Lazzaro, patrono dei lebbrosi. Abbandonato nel XVI secolo, Nel 1717 fu donato dalla Repubblica di Venezia a un gruppo di monaci armeni in fuga. Mechitar e i suoi monaci presero possesso dell'isola e cominciarono a restaurarne la chiesa. L'obiettivo di Mechitar, oltre che restaurare i vecchi edifici, era anche quello di costruirne di nuovi e recuperare i terreni circostanti per trasformarli in un accurato giardino. La storia di questo monaco mi ha incuriosito molto durante la visita. Egli aveva infatti una visuale molto progressista della chiesa e della religione, soprattutto per l'epoca in cui è vissuto.
Nel 1740 terminarono i lavori e i monaci poterono darsi allo studio ed educare i nuovi discepoli. L'isola si trasformò in un centro di cultura e scienza destinato a mantenere in vita la lingua, la letteratura, le tradizioni e i costumi del popolo armeno.
Nel 1789 venne aggiunto un nuovo padiglione in cui sorse la prima piccola tipografia e così i monaci non dovettero più ricorrere alle tipografie veneziane e poterono diffondere autonomamente la lingua e la cultura armena, con una macchina da stampa che produsse lavori in 38 lingue e dieci alfabeti.
Dopo di che, tra il 1823-25 venne costruita una nuova tipografia. Mechitar fece allestire una biblioteca. A San Lazzaro degli Armeni sono conservati circa 170.000 volumi, di cui 4.500 sono manoscritti, e molti altri manufatti arabi, indiani ed egiziani, tra cui la curiosa mummia di Nehmeket.
La comunità e i suoi edifici furono risparmiati durante l'invasione napoleonica. Sebbene, infatti, l'imperatore avesse dato ordine di abbattere tutti i monasteri di Venezia, Mechitar riuscì con un escamotage a preservare il grande patrimonio presente sull'isola. Venne intatti decretato l'ordine di preservare la comunità dei monaci armeni in quanto il monastero venne considerato a tutti gli effetti una accademia di scienze, pertanto poteva godere della protezione dell'Imperatore.
Oltre che per il luogo in sé, pieno di curiosità, il monastero merita una visita, anche per comprendere qualcosa in più sulla popolazione armena, su questo paese e anche su Venezia stessa. Credo proprio che uno dei prossimi viaggi da due soldi sarà in Armenia...

Finita la visita, finita anche la pioggia: siamo stati davvero fortunati, in cielo non c'è più nemmeno una nuvola e possiamo lanciarci all'esplorazione della città.
È la volta del quartiere "greco": è qui troviamo il consolato greco, la Scuola di san Nicolò dei greci e la chiesa di San Nicola dei Greci col suo famoso campanile “storto”.
Forse sono ripetitivo, ma continuo a sostenere che il viaggio deve essere qualcosa di personale e tagliato su misura delle proprie esigenze. Ognuno ha i suoi gusti e deve decidere cosa sia o no il caso di visitare proprio secondo lo spirito dei viaggi da 2 soldi. Non voglio stare ad elencarvi monumenti, ponti, chiese e luoghi visitati, per questo esistono le guide turistiche. (A proposito di guide, al link in fondo alla pagina potete trovare tutte le guide di Venezia aggiornate all'ultima edizione. Le potete acquistare e ricevere già domani a casa col 10% di sconto.)
Se però decidete di fare un passeggiata in questa zona chiamata Castello dovete assolutamente entrare nella Scuola Grande di San Marco. Questo è quello che i veneziani chiamano semplicemente: ospedale. Fateci in salto e poi ditemi quale altra città al mondo ha un ingresso dell'ospedale simile a questo.
Finita la nostra passeggiata rientriamo in hotel ammirando una Venezia illuminata dai colori del tramonto e ci prepariamo ad uscire. Questa sera torneremo in un ristorantino che abbiamo visto in un piccolo campo isolato e poi faremo "un salto" in Piazza San Marco per qualche foto notturna... Prima o poi dovremo pur andare nell'unica piazza di Venezia. Già, questa città ha una toponomastica unica. Le vie sono calli (singolare: calle), le piazze sono campi e le strade perimetrali delle isole sono fondamenta. Ecco che abbiamo poi campielli, rii e corti, ma l'unica piazza della città è piazza San Marco. Stanchi e stremati rientriamo in hotel pienamente soddisfatti della scelta della meta per il nostro week end di ferragosto. |
Domenica, 17 agosto
Oggi lo dedichiamo interamente alla scoperta delle parti di città meno turistiche, sempre che questo si possa dire per un luogo visitato da oltre 25 milioni di turisti l'anno. Passeggiamo tra le vie, ops calli, di Dorsoduro, di San Polo, fino a Santa Croce e Cannareggio. Spesso quando si sente parlare di Venezia, ci viene descritta come una città invasa dai turisti, ma in queste zone devo dire che non ho mai avuto questa impressione. Forse è solo a causa del tempo instabile di questa estate o della scelta di venirci in questo week end quando tutti pensano al mare. Scopriamo una Venezia Moresca con decori arabeggianti sulle facciate dei palazzi e un ghetto Ebraico dove si parla solo la lingua ebraica o l'inglese. Troviamo posticini dove bere uno Spritz (fatto bene: col prosecco, non col vinaccio) costa meno che a Ivrea. Scoviamo anche un ristorante che serve specialità mediorientali e greche, dove decidiamo di cenare questa sera, in ricordo dell'ultima vacanza al mare. |

Questo pomeriggio il nostro "tour" finisce al ponte degli Scalzi: uno degli unici quattro ponti che attraversano il Canal Grande. Eh si, malgrado a Venezia ci siano 417 ponti, che attraversano oltre 150 canali lagunari, solo quattro di essi attraversano il Canal Grande. I ponti veneziani sono costruiti con tre diversi materiali: 57 sono in legno, 300 sono in pietra e gli altri 60 sono costruiti in ferro. Secondo ricerche storiche, si può affermare che i ponti veneziani fino al 1500 erano sprovvisti di gradini, questo per permettere il passaggio sui ponti dei cavalli, uno dei pochi mezzi di trasporto che abbiano mai attraversato le stretti calli della città di Venezia. Un'altra curiosità particolare sui ponti cittadini riguarda l'unico ponte rimasto ancora senza parapetto: si tratta di ponte dei Chiodi.
Spesso il nome dei ponti è legato a quello del campo o della calle vicina. Non è inusuale, anzi è alquanto comune, trovare ponte dei frari che collega campo dei frari con calle dei frari. Insomma ogni ponte ha la sua storia tutta da scoprire, come ogni angolo di questa favolosa città, ma non posso svelarvi tutto. Potete sempre iscrivervi alla newsletter e venire con me a scoprire questo luogo incantato non appena ci tornerò.

Da ponte degli scalzi prendiamo il vaporetto e navighiamo
lungo tutto il Canal Grande fino a tornare in hotel. Qui si naviga in un museo,
come spiegare questa sensazione? Il desiderio, in alcuni momenti, è
quello che il vaporetto rallenti fino a fermarsi per poter ammirare il più
a lungo possibile quel palazzo o quello scorcio di Canale.
Riguardando le foto scattate oggi mi rendo conto di una aspetto davvero curioso. Tutti veniamo a Venezia attratti dalla città costruita sull'acqua e siamo incuriositi proprio da questo aspetto e da tutto ciò che ci gira intorno, come ad esempio i ponti di cui ho appena parlato. Camminando per queste strette viuzze, però, ci si abitua in un certo senso, agli spazi claustrofobici della città, ai canali e ai ponti. Se ne viene quasi inghiottiti e assuefatti, tanto che non si è più impressionati dagli spazi stretti. Al contrario: quando si entra in un campo, si avverte quasi una sensazione di stupore come se fossero i luoghi aperti quelli a cui non siamo abituati. Strano, ma qui, quello che stupisce maggiormente è quello a cui dovremmo essere maggiormente abituati.
Riguardando le foto scattate oggi mi rendo conto di una aspetto davvero curioso. Tutti veniamo a Venezia attratti dalla città costruita sull'acqua e siamo incuriositi proprio da questo aspetto e da tutto ciò che ci gira intorno, come ad esempio i ponti di cui ho appena parlato. Camminando per queste strette viuzze, però, ci si abitua in un certo senso, agli spazi claustrofobici della città, ai canali e ai ponti. Se ne viene quasi inghiottiti e assuefatti, tanto che non si è più impressionati dagli spazi stretti. Al contrario: quando si entra in un campo, si avverte quasi una sensazione di stupore come se fossero i luoghi aperti quelli a cui non siamo abituati. Strano, ma qui, quello che stupisce maggiormente è quello a cui dovremmo essere maggiormente abituati.

Lunedì, 18 agosto
Finalmente, dopo due giorni nella città dei Dogi, è giunto il momento di gettarci nella bolgia... Questa mattina si va a San Marco, al ponte di Rialto e poi a Burano e Murano...
Ah ecco dove sono i negozi con le griffe: tutti nei pressi di quella che è una delle piazze più fotografate al mondo. Durante il nostro soggiorno ci siamo chiesti spesso quante foto verranno scattate ogni giorni a Venezia. Io ho sicuramente alzato la media, ma qualche scatto carino è fortunatamente saltato fuori...
Arrivati in piazza scopriamo che le code per entrare a palazzo ducale e per salire sul campanile di San Marco sono lunghissime. Per fortuna anche oggi è una giornata splendida e non abbiamo intenzione di entrare in nessun luogo, ma se volete effettuare queste visite, trovate qualche escamotage per ridurre l'attesa!!
Lasciamo la piazza per incamminarci verso il Ponte di Rialto. Nel tragitto che separa le due attrazioni più conosciute di Venezia si incontrano parecchi turisti, ma ancora una volta mi immaginavo molto peggio. Oltre a trovare la città invasa dai turisti, la mia paura era anche quella di trovarla invasa da piccioni, invece, anche in questo caso, sono stupito del contrario. Probabilmente i veneziani sono riusciti in qualche modo a "debellare questa piaga" che da sempre affliggeva la Maestra.
Camminando tra le calli si attraversano decine tra ponti e ponticelli e non si può far a meno di fermarsi ad ammirare un'altra "unicità" di Venezia: le gondole.
Forse non tutti sanno che una gondola è composta da 280 diversi pezzi, fabbricati con 8 essenze di legname differenti. La sua costruzione richiede solitamente più di un anno. Una gondola è lunga circa 11 metri ed ha una caratteristica forma asimmetrica, con il lato sinistro più largo del destro. Questo serve a semplificare la conduzione a un solo remo attraverso gli stretti canali veneziani. Un'altra curiosità deriva dal tipico pettine o ferro di prua (in veneziano fero da próva o dolfin). Ha sia lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni, che abbellimento. La sua forma ha tradizionalmente il significato di rappresentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti), la Giudecca (il dente rivolto all'indietro) e il cappello del Doge, l'archetto sopra il dente più alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto, infine, la "S" che parte dal punto più alto per arrivare al punto più basso del ferro rappresenta il Canal Grande. In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole più importanti tra quelle delle laguna veneta, ovvero le isole di Murano, Burano e Torcello.
Finalmente, dopo due giorni nella città dei Dogi, è giunto il momento di gettarci nella bolgia... Questa mattina si va a San Marco, al ponte di Rialto e poi a Burano e Murano...
Ah ecco dove sono i negozi con le griffe: tutti nei pressi di quella che è una delle piazze più fotografate al mondo. Durante il nostro soggiorno ci siamo chiesti spesso quante foto verranno scattate ogni giorni a Venezia. Io ho sicuramente alzato la media, ma qualche scatto carino è fortunatamente saltato fuori...
Arrivati in piazza scopriamo che le code per entrare a palazzo ducale e per salire sul campanile di San Marco sono lunghissime. Per fortuna anche oggi è una giornata splendida e non abbiamo intenzione di entrare in nessun luogo, ma se volete effettuare queste visite, trovate qualche escamotage per ridurre l'attesa!!
Lasciamo la piazza per incamminarci verso il Ponte di Rialto. Nel tragitto che separa le due attrazioni più conosciute di Venezia si incontrano parecchi turisti, ma ancora una volta mi immaginavo molto peggio. Oltre a trovare la città invasa dai turisti, la mia paura era anche quella di trovarla invasa da piccioni, invece, anche in questo caso, sono stupito del contrario. Probabilmente i veneziani sono riusciti in qualche modo a "debellare questa piaga" che da sempre affliggeva la Maestra.
Camminando tra le calli si attraversano decine tra ponti e ponticelli e non si può far a meno di fermarsi ad ammirare un'altra "unicità" di Venezia: le gondole.
Forse non tutti sanno che una gondola è composta da 280 diversi pezzi, fabbricati con 8 essenze di legname differenti. La sua costruzione richiede solitamente più di un anno. Una gondola è lunga circa 11 metri ed ha una caratteristica forma asimmetrica, con il lato sinistro più largo del destro. Questo serve a semplificare la conduzione a un solo remo attraverso gli stretti canali veneziani. Un'altra curiosità deriva dal tipico pettine o ferro di prua (in veneziano fero da próva o dolfin). Ha sia lo scopo di proteggere la prua da eventuali collisioni, che abbellimento. La sua forma ha tradizionalmente il significato di rappresentare i sei sestieri di Venezia (i sei denti rivolti in avanti), la Giudecca (il dente rivolto all'indietro) e il cappello del Doge, l'archetto sopra il dente più alto del pettine rappresenta il Ponte di Rialto, infine, la "S" che parte dal punto più alto per arrivare al punto più basso del ferro rappresenta il Canal Grande. In quello di alcune gondole di recente costruzione sono presenti anche tre rifiniture - una sorta di ricami detti foglie posti tra le sei barrette anteriori - che rappresentano le tre isole più importanti tra quelle delle laguna veneta, ovvero le isole di Murano, Burano e Torcello.

Arriviamo al famoso Ponte di Rialto: l'unico luogo dove davvero le persone sono ammassate, dove si deve chiedere permesso per passare e si deve aspettare che qualcuno si sposti per fare la classica foto. Questo fu il primo ponte ad attraversare il Canal Grande ed era costituito da un ponte di barche. Un ponte poggiante su pali in legno, fu costruito a metà del XII secolo e assunse il nome di "ponte della Moneta" visto che, presso l'estremità orientale dell'opera, sorgeva l'antica zecca. La crescente importanza del mercato di Rialto sulla sponda del canale in prossimità del ponte, fece aumentare il traffico sul ponte. Attorno al 1250 fu sostituito da un ponte di legno strutturale. La struttura era costituita da due rampe inclinate che si congiungevano presso una sezione centrale mobile, che poteva essere sollevata per consentire il passaggio delle navi più alte. Data la stretta associazione con il mercato, il ponte cambiò nome e diventò Ponte di Rialto. Nella prima metà del XV secolo lungo i lati del ponte vennero costruite due file di negozi. I proventi derivanti dagli affitti, riscossi dalla tesoreria di stato, contribuivano alla manutenzione del ponte.
Fatte le foto di rito e appena riusciamo a liberarci dalla folla ci incamminiamo verso l'imbarcadero per le isole della laguna. Lungo il percorso è d'obbligo la sosta per la foto alla targa che ricorda l'abitazione di Marco Polo. Quelli sì che erano viaggiatori NON da 2 soldi...

Rieccoci sul vaporetto, direzione Burano e Murano.
Sono felice di aver deciso di iniziare la visita delle isole da Burano, perché l'abbiamo di gran lunga preferita a Murano. Non si può dire che l'isola famosa per i suoi vetri sia deludente, posso descriverla come una piccola Venezia.
Purtroppo però, dopo essere stati estasiati dalla bellezza dall'antica repubblica marinara, difficilmente un luogo così simile può sbalordire. È un vero peccato perché se non si visitasse Murano subito dopo Venezia, lascerebbe sicuramente entusiasti. Quello che lascia sicuramente esterrefatti di questa piccola isola, è la capacità degli artigiani che l'hanno resa famosa, di dare qualunque forma al vetro. Vederli al lavoro è davvero un impressionante.
Burano invece con le sue caratteristiche casette colorate ha una personalità tutta sua che colpisce dritto al cuore. È un luogo da sogno dal quale non si vorrebbe più andarsene. Credo sia uno dei luoghi più colorati del mondo, sicuramente è uno dei più colorati che abbia mai visto: ricorda molto la zona di Bo Kaap a Cape Town.
Il ritorno col vaporetto ha il sapore amaro del saluto a questi luoghi stupendi. L'imbarcazione naviga sul lato orientale di Venezia lasciandoci ammirare l'Arsenale e i giardini della biennale fino a condurci nuovamente a San Marco. Il sole ormai è basso sull'orizzonte e la Maestra ci saluta con le tinte del rosso e del giallo: i colori della serenissima. Questa è la nostra ultima serata a Venezia. Una città dalla storia millenaria, la città dei mille ponti e cento chiese, la città delle gondole, una città con tanta acqua, ma anche tanto vino...e qualche bestemmia!! Arrivederci Venezia, speriamo a molto presto.
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